Buongiorno 05/10
La sera del 3 ottobre del 1226, frate Francesco è agonizzante nella chiesetta chiamata Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli nella pianura umbra.
Dopo tanto sparlare che si è fatto in Assisi di quel figlio venuto male di Pietro di Bernardone, a tutti è ormai chiaro che l’uomo che sta morendo alla Porziuncola è un santo, un giusto, un uomo che ha sovvertito le logiche che reggono il mondo, capovolgendone le strategie. E la sua fu, difatti, una canonizzazione lampo, appena due anni dopo, il 16 luglio del 1228 Francesco è proclamato santo.
Molti di noi hanno conosciuto, o conosceranno, Francesco sui banchi di scuola attraverso il Cantico delle Creature, uno dei più suggestivi e importanti documenti della tradizione letteraria in volgare.
Forse però non tutti sanno che che Francesco di Assisi scrive il Cantico delle Creature in uno dei momenti più difficili della sua vita: gravemente ammalato, cieco, afflitto da atroci dolori. Non solo, allontanato dai suoi stessi compagni.
Eppure nel buio loda Dio “ Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione”. Canta il creato, che non è una natura matrigna, ma è madre accogliente, è dono.
Francesco è l’uomo della contemporaneità: ha compreso e testimoniato, ‘umile e illetterato’, che tutto ciò che ci circonda non è nostro: la logica del dono in sostituzione della logica del possesso.
Nella coscienza che nulla ci appartiene, quando riusciremo a gustare del profumo del mare, dei suoi colori, a rimanere incantati dinanzi alle tinte sfavillanti di un tramonto che accompagna fratello Sole, a partecipare del luccichìo del firmamento rischiarato da sorella Luna, sentendo l’immensità dell’Altissimo, rispettando l’immensità dei suoi doni, forse ognuno di noi avrà trovato una nuova chiave di lettura. Il bacio al ‘lebbroso’ che è in noi e accanto a noi, diventerà il bacio dato al fratello, col saluto di Francesco che riscalda i cuori di ogni tempo : “Il Signore ti dia Pace”.